
Dicono di noi…
Nelle comunità piccole l’idea di identità locale è qualcosa di estremamente tangibile e la conversazione e l’incontro rappresentano gli strumenti che consentono l’infinito esercizio della negoziazione delle identità. In tale contesto, anche nella cosiddetta società del web 2.0, caratterizzata da una generale ossessione connettiva, il giornale locale rimane il punto di riferimento.
Il toccare con mano un giornale prodotto e pensato nella comunità sembra essere rassicurante, avvicina il lettore ai fatti, all’esperienza dell’Altro, consente di ascoltare il respiro della sua comunità.
Quello che conta non è la notizia, ma l’esperienza della notizia, la ricerca di una intimità con la notizia che rafforza il legame con il luogo e, la parola luogo è qui usata per fare riferimento alla posizione in senso sociale e alla localizzazione in senso fisico, ossia al legame sociale e all’appartenenza.
Anche per questo la rassicurante e regolare pubblicazione de “il Banditore di Amelia” rappresenta una particolare espressione della specificità del luogo attraverso le sue invarianti strutturali ovvero i caratteri fondativi, gli elementi che strutturano lo spazio sociale. Sono, infatti, i caratteri identitari degli amerini che costituiscono il valore del luogo.
Il sentimento di essere amerini, anche attraverso una analisi testuale degli articoli pubblicati nel “Banditore”, nasce dal continuo richiamo a cosa si dovrebbe e si potrebbe fare per Amelia a partire da quelle osservazioni che potrebbero essere definite come intime, poiché Amelia viene vista e percepita come fosse una Madre.
I tanti occhi che guardano alla città dall’interno cercano di rendere visibile in maniera oggettiva ciò che lo sguardo quotidiano e l’abitudine sottraggono: vi è lo sforzo di una comunità di trasformare in oggettivo ciò che viene, a prima vista, visto solo soggettivamente.
Qui matura l’orgoglio per la bellezza della natura, la ricchezza umana delle città, la storia e la cultura, elementi che ad Amelia si respirano ovunque. Una città in grado di offrire un unicum sofisticato di sensazioni semplici e primarie che fanno star bene gli occhi, il cuore, la mente. L’anima e il corpo, insomma. Fonte pregiata di uno stile e una qualità della vita che ne fanno un centro di benessere a cielo aperto.
Tutto questo anche grazie a una Madre, Amelia, che pazientemente, da tempo immemorabile ascolta e risponde agli occhi che sanno guardare.
Raffaele Federici

